Aumentare l’aggio sulla vendita di tabacco – che è fermo da quasi 50 anni – e pure su valori bollati, lotterie, lotto e superenalotto; e poi intervenire sui costi della moneta elettronica, sulla formazione per chi inizia l’attività e sulla legge 1293. Una legge che dal 1957 regola il mondo delle rivendite dei generi di monopolio ma che oggi, proprio per la sua vetustà, mostra limiti inaccettabili e discrimina lavoratori extracomunitari e coppie non sposate.
Sono queste alcune delle proposte di riforma del comparto della rivendita di tabacchi e generi di monopolio avanzate da Assotabaccai Confesercenti al Viceministro all’Economia e le Finanze Maurizio Leo, che ha ricevuto una delegazione dell’associazione guidata dal Presidente nazionale Gianfranco Labib.
Assotabaccai ha rappresentato a Leo le attuali criticità del mondo della rivendita di generi di monopolio. Un settore fondamentale per l’economia nazionale e per la distribuzione di prodotti regolamentati, ma che affronta sfide significative dovute a pressioni economiche e nuove dinamiche di mercato. Per questo Assotabaccai-Confesercenti, nel suo impegno a tutelare gli interessi dei tabaccai, propone una serie di riforme per migliorare le condizioni di lavoro e garantire una gestione più sostenibile delle attività di rivendita.
A partire dall’aumento degli aggi, anche su giochi e valori bollati per compensare l’avanzata del canale telematico, dallo stop all’obbligo di accettare pagamenti elettronici – o un credito di imposta al 100% sulle commissioni – in primo luogo per i prodotti ad aggio fisso. Necessaria anche una riduzione dei canoni per i servizi Sisal, Mooney, LIS IP e Lotterie Nazionali per i tabaccai virtuosi, e la creazione di una “Carta Servizi”, ricaricabile e nominale, che permetta la riscossione delle vincite dei giochi. Serve una stretta anche sulla diseguaglianza tra le rivendite straordinarie che, spesso costituite come società di capitali che godono di vantaggi economici e fiscali rispetto alle rivendite ordinarie gestite come ditte individuali.
Oltre a questi interventi di riforma mirati, occorre intervenire per aggiornare la Legge 1293. Così come è formulata, infatti, è discriminatoria. “Rende impossibile nominare assistenti dei lavoratori non comunitari. Una regola paradossale, in un paese che si distingue per l’accoglienza e l’uguaglianza”, spiega Labib. “Così come è altrettanto paradossale l’impossibilità – sempre dovuta alla stessa legge – di nominare come coadiutore un convivente riconosciuto come coppia di fatto dall’ordinamento giuridico italiano. Una discriminazione che colpisce coppie non sposate e coppie omosessuali, e che può generare ulteriori situazioni di iniquità: ad esempio quando un minorenne, figlio di un rivenditore, a seguito del decesso del padre eredita tutte le passività derivanti dall’attività gestita in precedenza dal genitore, ma non gli è permesso gestire la rivendita con la madre convivente”.